sabato 4 maggio 2013

Stairway to Heaven di mattoni gialli: la Vergine di Norimberga


 Dopo aver ingerito una buona dose di frustrazione salsedinosa, contornata da un non meno salsedinoso Tequila Sunrise, tornai in camera: non volevo dare un dispiacere a quel giovanotto così disponibile, sia per la sua spontanea gentilezza che per la sua leggera tendenza alla minaccia a mano armata.
Dio, come di suo solito, è lì ad attendermi alla scrivania (non seduto, per carità sua: il Signorino ci deve levitare sopra stile genio della lampada) e mi squadra dall’alto in basso con il suo solito ultracorpico sorrisetto da paternale, senza nemmeno prestarmi troppa attenzione.
«Lasciami indovinare: ora Diovid Copperfield intende esibirsi in qualche numero di magia come la sparizione dei miei capelli anzitempo? No, no, anzi, ora lo stupefacente Roberto Bollevitico si esibirà per noi nella danza della pioggia! O forse sua Smeraldosa Altezza il grande e potente Roz vuole predirmi l’arrivo della cirrosi entro il prossimo martedì? Bella predizione, non fosse che dipende da quei liquami alcolici che continui a farmi tracannare dal rubinetto di casa»
Rilassati, sorbetto nevrastenico al limone. In verità ti dico: volevo solo cambiare la lampadina.
Va bene, i miei nervi sono logorati che manco le linee elettriche durante una tempesta di fulmini. Respiro profondo…inspira…espira…ok, sono calmo, pronto al dibattito.
Forse.
«Ok, va bene, cerchiamo di riprendere il controllo, supremo distillatore idraulico di straforo. Quanti pseudo-santi devo ancora aspettarmi di veder varcare la mia già tormentata soglia di casa (per non parlare di quella della mia pazienza)? O hai intenzione di rendere questa casa l’ennesima protagonista di Extreme Makeover? Già me la vedo, la scusa: il poverino soffre di una forma grave di claustrofobia sonnambula che mi fa spostare di camera in camera senza soluzione di continuità, o magari sprazzi di una malattia incurabile che ti inventerai sul momento che mi costringerà a consumare barili di alcolici per sopravvivere. E poi cos’altro, l’assalto di Alì Blabla e dei Quaranta Mormoni?>>.
Idea niente male, ma fortunatamente per te no: avremo solo un altro arrivo, e stavolta non sarà di sesso maschile. Non che la cosa abbia per te la minima importanza.
Pervaso da un tremendo presentimento, non perdo tempo in ulteriori indugi, e mi inoltro in un mondo di spiegazioni che sono solo la punta dell’iceberg della mia angosciosa paranoia.
«Chiariamoci, Grande Vecchio: con “non sarà di sesso maschile” intendi per caso un altro grottesco separatore-di-acque-e-non-solo con sentimenti passivi e desideri ancora più passivi, oppure un vero essere femminile? Perché penso tu non conosca davvero il frutto della tua creazione: l’ultima volta che hai visto una donna da vicino nemmeno l’hai toccata tutta, ma solo una costola»
Boom, headshot! Vai così, bro! Mi verrebbe voglia di battermi il cinque da solo: questo è stato davvero un montante nelle parti basse, ammesso che ne avesse. Finalmente stavo riprendendo il controllo della situazione. O almeno, così credevo, all’epoca: lo vedo andare in una sorta di iperventilazione controllata, ma in un certo senso più acuta.
E per un istante faccio l’errore di considerarla un moto di debolezza.
FFFFH NYAAAAA FFFFFFFH AAAANGH FFFFFH AAAH!
«Fa male, eh, quando ti prendono sul vivo! Soffri! Soffri che ti fa bene!»
FFFFH NYAAAAA FFFFFFFH AAAANGH FFFFH AAAH! N-n-non è quello.
«E allora cos’è, eh? Non sarà mica che i tuoi divini zebedei non hanno mai conosciuto questa sensazione? Si chiama “scopata”, vostra Verginità Intonsa! »
E rido. Porco mondo, se rido. Illuso come al solito.
Perché tempo un istante e vedo che ride anche lui. Si sta spaccando dal ridere, letteralmente.
Ma io non smetto. Cazzo, non l’avrà questa soddisfazione.
«Pare proprio che a volte anche tu perda, Vecchio»
Hai quasi ragione, scricciolo. Scusami tanto, ma ero impegnato nella rievocazione di un ricordo particolarmente piacevole, e ho perso il senso della realtà. Dovrebbe essere familiare anche a te, era quello della terza notte di piacere della tua prima donna. La più intensa, in effetti: se non sbaglio la quarta non ha sortito l’effetto sperato.
«Tutte vaccate. Certo, non era sorridente come quando l’abbiamo fatto la terza volta, ma ha riconosciuto anche lei che non tutti nascono dei del sesso»
E poi le mie orecchie codificano per il cervello quanto ho appena visto.
E i miei lobi cerebrali mi tirano un coppino di quelli astrofisici.
«IO TI AMMAZZO, FIGLIO DI UN DIO MINORATO!!!»
Ed esattamente come pensi di poter vincere contro il Creatore? Io comando il tempo e lo spazio, tu a stento controlli il tuo istinto a non fartela addosso.
Bastardo. Immane, ciclopico, gargantuesco bastardo. Non cessa nemmeno per un attimo di provare piacere nell’umiliarmi e nell’avere perfino ragione nel farlo, ma non potrà vincere sempre.
Intanto mentalmente mi faccio cenno di chiamare Francesca per delucidazioni su quel sogno che aveva fatto la notte prima dell’evento.
All’epoca dei fatti non si era esattamente propensi ad usare la lingua per favellare.
Merda…
«I’M ON THE HIIIIIIIIIIGHWAY TO HELLLLL!»
Ma per il cazzo mummificato di Tutankhamon, e ora che succede?
Toh, parli del diavolo, dev’essere lei.
«Lei chi? Aspetta…mi hai cambiato pure il campanello ora! Era l’ultimo baluardo della mia apparente normalità, per non dire della mia sanità mentale! Che penserà la gente quando suonerà ora?»
Non preoccuparti, mio assillante grumo di carbonio: a parte quelli previsti non è che tu riceva molti ospiti comunque. E poi, c’è scritto “Suonare, per favore”. Tutto previsto.
»Tralasciamo per un istante la mia vita sociale. Mi stai dicendo che se sopra la luce ci fosse scritto “Sia la Luce” le lampadine trasformerebbero la notte in giorno e quelle cose lì?»
Più o meno è così.
<<Bene, magnifico. Ora la gente verrà a farmi domande su come mai il mio pianerottolo si trasforma nell’anticamera dei Campi Elisi senza ausilio di elettricità, e il perché questo avviene PREMENDO UN FOTTUTISSIMO INTERRUTTORE DAVANTI ALLA MIA FOTTUTISSIMA PORTA POPOLATA DA DEI FOTTUTI ANIMALI CHE CI COPULANO DAVANTI!!!»
Il silenzio si stende tra noi in orride spirali, mentre il buon vecchio Angus, al campanello, si sgola come non mai.
Hai decisamente qualche problema d’isteria incontrollata, scimmietta senza pelo. Comunque, la nostra ospite attende.
Tralascio il fatto che il mio vero problema è l’avere l’Altissimo come elettricista, pervaso da un leggero senso di scorno e di headbanging, mi dirigo alla porta e apro.
E vidi che era cosa buona.
Ora, immagino che abbiate imparato a conoscermi, e saprete ormai che sono un tipo prolisso, pieno di attenzione per i dettagli e per le specifiche del carattere di ogni personaggio che mi sia capitato di incontrare. Ma in questo caso specifico, e vi prego di non pensar male di me, la mia capacità di sintesi riassume quanto vidi innanzi a me in una semplice, solinga, magistrale parola.
Tette.
Lo so, sono un porco maschilista, e fidatevi, non ho mai amato tanto l’esserlo, perché l’essere davanti a me è un concentrato di femmina all’ennesima potenza.
Appena riesco a spostare di qualche millimetro le pupille dai suoi Grandi Cocomeri, colgo che anche il resto del sembiante non è male. L’ampio seno prosperoso, la cui perfetta sfericità farebbe venire dubbi persino a Keplero e a Newton sulle loro teorie, è fasciato da una camicetta a rete sottile, terminante in lunghe maniche al polso con polsini pizzo bianco, simili a biancospini. Sopra di essa, fasciante si snoda siccome pelle serpentina un corpetto di cuoio nero, circondato da nastri di raso e chiusure metalliche dorate. A coronare il tutto, pantaloni di pelle nera a sigaretta, talmente attillati da risultare quasi impossibile capire dove finisce la carne e inizia l’abito, visti gli ampi gambali col tacco in cui vanno ad infilarsi.
Come? Ah, sì, sì, giusto, il volto.
Scusate, ero come distratto.
Il viso è anche meglio: a forma di cuore, pallido con due pomelli rosso papavero sugli zigomi, e una cascata di boccoli rosso fuoco che incorniciano due occhi verdi. E le labbra…minchia, su labbra così ci moriresti un giorno sì e l’altro pure, e il rossetto color porpora non fa che rendere il tutto ancora meglio, abbinato com’è allo smalto in cui terminano le unghie sulle sue dita sottili e morbide.
Ehm…señor…? Mi farebbe entrare, por favor? La valigia pesa.
Fidatevi se vi dico che l’ho sentita parlare, ma al momento non ho la più pallida idea di cosa stia dicendo, perso come sono nei suoi occhi.
Tutti e quattro.
Ma mi riprendo subito, nonostante una tale visione celestiale (aggettivo appropriato, direi) mi abbia tramutato in un cane di pavloviana memoria.
Bavetta di desiderio inclusa.
«Eh? Oh, sì, mi scusi, signorina. E, mi dica, con chi ho il piacere di tromb…eh, di parlare?»
Me llamo Teresa, Teresa de Ávila. Encantada. Està aquì Nostro Signore? Mi ha detto di avere qui i soldi e l’alloggio promesso.
Subitanea soggiunge la colpevolezza: e così, mentre Brignano si faceva fare la miscela Lavazza Oro, quel mattacchione di un creatore si trastullava con simili splendori. Anche solo pensare alla tariffa per un simile schianto mi fa girare la testa.
Niente pensieri impuri, perversa mammoletta caffeinomane. I soldi sono per un affare alle Isole Cayman: capita di sbagliare, gli tsunami non sono quello che si dice un fenomeno molto controllabile. E quindi gli ho offerto una vacanza.
Mi volgo verso l’infame, che pure sembra non aver aperto bocca: grazie al cielo ha avuto il buon gusto di usare la telepatia.
“È chiedere troppo un minimo di privacy almeno nei pensieri? E che cazzo, già sto facendo la figura del locandiere di second’ordine!”
<<Non farti problemi, cara. Entra pure, metti pure i bagagli in camera e usa il bagno come meglio credi. Quando hai finito ci vediamo in vagina…cucina»
Per mia fortuna, pare non capirmi, perché mi rivolge un lieve sorriso prima di dirigersi in camera.
Ha un paio di chiappe che non solo parlano, ma cantano e tengono comizi tali da scatenare i miei peggiori lapsus latenti.
Non è per te.
“PRIVACY, ho detto, Dio porcello!”
Vien da chiedersi se quel tipo riesca a dormire la notte.
E visto il tipo, vien quasi da augurarselo.

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