Dopo aver ingerito una buona dose di frustrazione salsedinosa,
contornata da un non meno salsedinoso Tequila Sunrise, tornai in
camera: non volevo dare un dispiacere a quel giovanotto così
disponibile, sia per la sua spontanea gentilezza che per la sua
leggera tendenza alla minaccia a mano armata.
Dio, come di suo solito, è lì ad attendermi alla scrivania (non
seduto, per carità sua: il Signorino ci deve levitare sopra stile
genio della lampada) e mi squadra dall’alto in basso con il suo
solito ultracorpico sorrisetto da paternale, senza nemmeno prestarmi
troppa attenzione.
«Lasciami indovinare: ora Diovid Copperfield intende esibirsi in
qualche numero di magia come la sparizione dei miei capelli
anzitempo? No, no, anzi, ora lo stupefacente Roberto Bollevitico si
esibirà per noi nella danza della pioggia! O forse sua Smeraldosa
Altezza il grande e potente Roz vuole predirmi l’arrivo della
cirrosi entro il prossimo martedì? Bella predizione, non fosse che
dipende da quei liquami alcolici che continui a farmi tracannare dal
rubinetto di casa»
Rilassati, sorbetto nevrastenico al limone. In verità ti dico:
volevo solo cambiare la lampadina.
Va bene, i miei nervi sono logorati che manco le linee elettriche
durante una tempesta di fulmini. Respiro profondo…inspira…espira…ok,
sono calmo, pronto al dibattito.
Forse.
«Ok, va bene, cerchiamo di riprendere il controllo, supremo
distillatore idraulico di straforo. Quanti pseudo-santi devo ancora
aspettarmi di veder varcare la mia già tormentata soglia di casa
(per non parlare di quella della mia pazienza)? O hai intenzione di
rendere questa casa l’ennesima protagonista di Extreme Makeover?
Già me la vedo, la scusa: il poverino soffre di una forma grave di
claustrofobia sonnambula che mi fa spostare di camera in camera senza
soluzione di continuità, o magari sprazzi di una malattia incurabile
che ti inventerai sul momento che mi costringerà a consumare barili
di alcolici per sopravvivere. E poi cos’altro, l’assalto di Alì
Blabla e dei Quaranta Mormoni?>>.
Idea niente male, ma fortunatamente per te no: avremo solo un
altro arrivo, e stavolta non sarà di sesso maschile. Non che la cosa
abbia per te la minima importanza.
Pervaso da un tremendo presentimento, non perdo tempo in ulteriori
indugi, e mi inoltro in un mondo di spiegazioni che sono solo la
punta dell’iceberg della mia angosciosa paranoia.
«Chiariamoci, Grande Vecchio: con “non sarà di sesso maschile”
intendi per caso un altro grottesco separatore-di-acque-e-non-solo
con sentimenti passivi e desideri ancora più passivi, oppure un vero
essere femminile? Perché penso tu non conosca davvero il frutto
della tua creazione: l’ultima volta che hai visto una donna da
vicino nemmeno l’hai toccata tutta, ma solo una costola»
Boom, headshot! Vai così, bro! Mi verrebbe voglia di battermi
il cinque da solo: questo è stato davvero un montante nelle parti
basse, ammesso che ne avesse. Finalmente stavo riprendendo il
controllo della situazione. O almeno, così credevo, all’epoca: lo
vedo andare in una sorta di iperventilazione controllata, ma in un
certo senso più acuta.
E per un istante faccio l’errore di considerarla un moto di
debolezza.
FFFFH NYAAAAA FFFFFFFH AAAANGH FFFFFH AAAH!
«Fa male, eh, quando ti prendono sul vivo! Soffri! Soffri che
ti fa bene!»
FFFFH NYAAAAA FFFFFFFH AAAANGH FFFFH AAAH! N-n-non è quello.
«E allora cos’è, eh? Non sarà mica che i tuoi divini zebedei non
hanno mai conosciuto questa sensazione? Si chiama “scopata”,
vostra Verginità Intonsa! »
E rido. Porco mondo, se rido. Illuso come al solito.
Perché tempo un istante e vedo che ride anche lui. Si sta spaccando
dal ridere, letteralmente.
Ma io non smetto. Cazzo, non l’avrà questa soddisfazione.
«Pare proprio che a volte anche tu perda, Vecchio»
Hai quasi ragione, scricciolo. Scusami tanto, ma ero impegnato
nella rievocazione di un ricordo particolarmente piacevole, e ho
perso il senso della realtà. Dovrebbe essere familiare anche a te,
era quello della terza notte di piacere della tua prima donna. La più
intensa, in effetti: se non sbaglio la quarta non ha sortito
l’effetto sperato.
«Tutte vaccate. Certo, non era sorridente come quando l’abbiamo
fatto la terza volta, ma ha riconosciuto anche lei che non tutti
nascono dei del sesso»
E poi le mie orecchie codificano per il cervello quanto ho appena
visto.
E i miei lobi cerebrali mi tirano un coppino di quelli astrofisici.
«IO TI AMMAZZO, FIGLIO DI UN DIO MINORATO!!!»
Ed esattamente come pensi di poter vincere contro il Creatore? Io
comando il tempo e lo spazio, tu a stento controlli il tuo istinto a
non fartela addosso.
Bastardo. Immane, ciclopico, gargantuesco bastardo. Non cessa nemmeno
per un attimo di provare piacere nell’umiliarmi e nell’avere
perfino ragione nel farlo, ma non potrà vincere sempre.
Intanto mentalmente mi faccio cenno di chiamare Francesca per
delucidazioni su quel sogno che aveva fatto la notte prima
dell’evento.
All’epoca dei fatti non si era esattamente propensi ad usare la
lingua per favellare.
Merda…
«I’M ON THE HIIIIIIIIIIGHWAY TO HELLLLL!»
Ma per il cazzo mummificato di Tutankhamon, e ora che succede?
Toh, parli del diavolo, dev’essere lei.
«Lei chi? Aspetta…mi hai cambiato pure il campanello ora!
Era l’ultimo baluardo della mia apparente normalità, per non dire
della mia sanità mentale! Che penserà la gente quando suonerà
ora?»
Non preoccuparti, mio assillante grumo di carbonio: a parte quelli
previsti non è che tu riceva molti ospiti comunque. E poi, c’è
scritto “Suonare, per favore”. Tutto previsto.
»Tralasciamo per un istante la mia vita sociale. Mi stai dicendo che
se sopra la luce ci fosse scritto “Sia la Luce” le lampadine
trasformerebbero la notte in giorno e quelle cose lì?»
Più o meno è così.
<<Bene, magnifico. Ora la gente verrà a farmi domande su come
mai il mio pianerottolo si trasforma nell’anticamera dei Campi
Elisi senza ausilio di elettricità, e il perché questo avviene
PREMENDO UN FOTTUTISSIMO INTERRUTTORE DAVANTI ALLA MIA FOTTUTISSIMA
PORTA POPOLATA DA DEI FOTTUTI ANIMALI CHE CI COPULANO DAVANTI!!!»
Il silenzio si stende tra noi in orride spirali, mentre il buon
vecchio Angus, al campanello, si sgola come non mai.
Hai decisamente qualche problema d’isteria incontrollata,
scimmietta senza pelo. Comunque, la nostra ospite attende.
Tralascio il fatto che il mio vero problema è l’avere l’Altissimo
come elettricista, pervaso da un leggero senso di scorno e di
headbanging, mi dirigo alla porta e apro.
E vidi che era cosa buona.
Ora, immagino che abbiate imparato a conoscermi, e saprete ormai che
sono un tipo prolisso, pieno di attenzione per i dettagli e per le
specifiche del carattere di ogni personaggio che mi sia capitato di
incontrare. Ma in questo caso specifico, e vi prego di non pensar
male di me, la mia capacità di sintesi riassume quanto vidi innanzi
a me in una semplice, solinga, magistrale parola.
Tette.
Lo so, sono un porco maschilista, e fidatevi, non ho mai amato tanto
l’esserlo, perché l’essere davanti a me è un concentrato di
femmina all’ennesima potenza.
Appena riesco a spostare di qualche millimetro le pupille dai suoi
Grandi Cocomeri, colgo che anche il resto del sembiante non è male.
L’ampio seno prosperoso, la cui perfetta sfericità farebbe venire
dubbi persino a Keplero e a Newton sulle loro teorie, è fasciato da
una camicetta a rete sottile, terminante in lunghe maniche al polso
con polsini pizzo bianco, simili a biancospini. Sopra di essa,
fasciante si snoda siccome pelle serpentina un corpetto di cuoio
nero, circondato da nastri di raso e chiusure metalliche dorate. A
coronare il tutto, pantaloni di pelle nera a sigaretta, talmente
attillati da risultare quasi impossibile capire dove finisce la carne
e inizia l’abito, visti gli ampi gambali col tacco in cui vanno ad
infilarsi.
Come? Ah, sì, sì, giusto, il volto.
Scusate, ero come distratto.
Il viso è anche meglio: a forma di cuore, pallido con due pomelli
rosso papavero sugli zigomi, e una cascata di boccoli rosso fuoco che
incorniciano due occhi verdi. E le labbra…minchia, su labbra così
ci moriresti un giorno sì e l’altro pure, e il rossetto color
porpora non fa che rendere il tutto ancora meglio, abbinato com’è
allo smalto in cui terminano le unghie sulle sue dita sottili e
morbide.
Ehm…señor…? Mi farebbe entrare, por favor? La valigia pesa.
Fidatevi se vi dico che l’ho sentita parlare, ma al momento non ho
la più pallida idea di cosa stia dicendo, perso come sono nei suoi
occhi.
Tutti e quattro.
Ma mi riprendo subito, nonostante una tale visione celestiale
(aggettivo appropriato, direi) mi abbia tramutato in un cane di
pavloviana memoria.
Bavetta di desiderio inclusa.
«Eh? Oh, sì, mi scusi, signorina. E, mi dica, con chi ho il piacere
di tromb…eh, di parlare?»
Me llamo Teresa, Teresa de Ávila. Encantada. Està aquì Nostro
Signore? Mi ha detto di avere qui i soldi e l’alloggio promesso.
Subitanea soggiunge la colpevolezza: e così, mentre Brignano si
faceva fare la miscela Lavazza Oro, quel mattacchione di un creatore
si trastullava con simili splendori. Anche solo pensare alla tariffa
per un simile schianto mi fa girare la testa.
Niente pensieri impuri, perversa mammoletta caffeinomane. I soldi
sono per un affare alle Isole Cayman: capita di sbagliare, gli
tsunami non sono quello che si dice un fenomeno molto controllabile.
E quindi gli ho offerto una vacanza.
Mi volgo verso l’infame, che pure sembra non aver aperto bocca:
grazie al cielo ha avuto il buon gusto di usare la telepatia.
“È chiedere troppo un minimo di privacy almeno nei pensieri? E che
cazzo, già sto facendo la figura del locandiere di second’ordine!”
<<Non farti problemi, cara. Entra pure, metti pure i bagagli in
camera e usa il bagno come meglio credi. Quando hai finito ci
vediamo in vagina…cucina»
Per mia fortuna, pare non capirmi, perché mi rivolge un lieve
sorriso prima di dirigersi in camera.
Ha un paio di chiappe che non solo parlano, ma cantano e tengono
comizi tali da scatenare i miei peggiori lapsus latenti.
Non è per te.
“PRIVACY, ho detto, Dio porcello!”
Vien da chiedersi se quel tipo riesca a dormire la notte.
E visto il tipo, vien quasi da augurarselo.